ALLUVIONE, UNA MINIERA DI STORIE. L'appello: "si faccia lavorare chi ha subito danni".


Ginosa - il ristorante pizzeria le sete interessato dall'alluvione.
I proprietari sono stati tra i primi a valorizzare, con interventi adeguati,
gli immobili storici esistenti in gravina 
di Nicola NATALE
L’alluvione, oltre a vittime e danni, è una miniera inesauribile di storie. In cui viene fuori il meglio ed il peggio dell’uomo. 
Nel ristorante le sete, l’unico esempio di recupero di immobile storico ai margini bassi della gravina, i proprietari hanno trovato dei ladri intenti a frugare tra le cose lasciate intatte dalle acque.
Erano a quanto pare appena le quattro di mattina. 
Ancora più brutta la storia capitata ad Antonio Buonora aggredito e legato ad una sedia per impossessarsi di quanto aveva in casa. La sua colpa? Essersi impietosito alla richiesta di rifugio di due persone che conosceva appena e dai quali aveva in passato anche acquistato dei funghi.
I due, un uomo ed una donna, sono ora attivamente ricercati dai carabinieri. Anche perché dopo aver asportato un’ingente somma di denaro ed alcuni oggetti di valore sono fuggiti con la ford fiesta di Buonora, poi ricoverato ed ancora in prognosi riservata presso il Santissima Annunziata di Taranto. L’auto poi è stata poi ritrovata sempre a Ginosa in via Roma dopo che i due hanno scassinato anche le macchinette slot nella sala giochi di proprietà del 58enne ginosino. 
Ma ci sono anche anche storie migliori nella Ginosa travolta dall’alluvione. 
Come l’intraprendenza e l’audacia di chi stava festeggiando in una casa  lungo la ex 580. 
Il garage si è subito allagato, l’acqua continua a salire e pensare di aprire la porta era pura follia per il rumore. I malcapitati non hanno esitato a rompere il solaio con gli attrezzi trovati per potersi issare su e mettersi in salvo. 
Ci sono riusciti e possono raccontarla perché non hanno perso la freddezza e la capacità di ragionare in momenti di panico. Ancora più tenera la storia di un ragazzo di 20 anni.
Francesco (nome di fantasia) chiede che  il sindaco e chi gestisce tutta la parte burocratica della nostra città affidi i lavori per la ricostruzione di Ginosa (casa nostra poi aggiunge) a nostri compaesani”. 
In questo modo “dopo un disastro ne evitiamo un altro economico famigliare”. 
Difficile spiegare a questo giovane che nella ricostruzione privata i Comuni e gli enti intervengono - quando lo fanno -  solo per un contributo. E che per i lavori pubblici bisogna chiedere alle ditte di fiducia o a quelle che vincono gli appalti di farsi assumere, cosa difficile nell’Italia della disoccupazione a due cifre.  
Ci auguriamo però davvero che il sindaco e tutti coloro che avranno competenze nella gestione di questa calamità si ricordino di questo appello. E che in qualche modo la richiesta di Francesco possa essere ascoltata. Non c’è cosa peggiore che deludere le speranze di un ventenne.

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