CIRCOLAZIONE DIFFICILE VERSO TARANTO, DANNI ALLA VIABILITA’ ED ALL’AGRICOLTURA ENORMI


Ginosa, particolare della gravina dopo l'alluvione del 7 ottobre 2013
di Nicola NATALE (11/10/2013)
Quattro giorni dopo l’alluvione si fatica a rendersi conto del disastro. Ginosa resta l’epicentro dell’area colpita dall’alluvione. 
Ma i danni si sono estesi a Laterza, a Castellaneta, a Palagianello. La richiesta di riconoscimento di calamità naturale è partita già all’indomani del nubifragio. 
Quando Ginosa si accorse che quattro suoi concittadini mancavano all’appello e si mise a cercarli con tutte le sue forze. Coadiuvati naturalmente dai vigili del fuoco del soccorso subacqueo acquatico e dal gruppo speleo, alpino fluviale oltre che dagli uomini e donne della protezione civile e di altri enti. Impresa non facile in un territorio vasto  187 chilometri quadri, pur partendo dal luogo in cui le quattro vittime Giuseppe Bari, Pino Bianculli, Chiara Moramarco, Rossella Pignalosa erano state viste per l’ultima volta. 
La richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale è partita dal Comune l’8 ottobre includendo anche questa data nella "declaratoria per piogge torrenziali". 
Il Comune è stato più che tempestivo nel presentare una relazione dettagliata dei danni che consta di 84 pagine. 
Ginosa ex s.s.580 distrutto il "ponte dei sospiri".
Si progetta di sostituirlo in due mesi con un ponte provvisorio di tipo Bailey.
In primis la strada provinciale ex ss580 che la collega a Marina di Ginosa ed al capoluogo Taranto.
Qui il famigerato “ponte dei sospiri” si è aperto in una voragine sotto il peso delle acque passate non solo sotto, ma anche sopra il ponte.
Sfondandolo in un modo che riesce anche difficile concepire: con una voragine al centro che lascia intatti i margini dell’infrastruttura. 
Ginosa via cavese prima del ponte
sul tratto terminale della Gravina.
Anche questo ponte ha resistito.
Poi ancora la strada provinciale per Cavese, zona ad agricoltura intensiva, l’altra vittima già moribonda di questa sciagura naturale. 
Disastro causato secondo il presidente dell’autorità di bacino della Puglia anche dalla carenza “di risorse per mettere in sicurezza i territori”. 
E già ieri è tornato a riunirsi il comitato terre joniche che due anni fa aveva intrapreso una vigorosa battaglia per la messa in sicurezza dei territori ed il risarcimento ai cittadini di Marina di Ginosa colpiti dall’alluvione del 2011. 
Tutto inutile perché a due anni una firma a Roma impedirebbe i risarcimenti, dimenticati - solo per la Puglia - nella legge di stabilità di Monti. 
Sul punto ci si aspetta un impegno solerte dei parlamentari eletti in questa circoscrizione. 
Quanto alla sicurezza dei territori non ci può essere smentita più tragica, perché anche le parti alte di Ginosa, alta 240 metri sul livello del mare sono state colpite.  
Ginosa il ponte di san leonardo l8 ottobre 2013. I lavori in corso hanno asportato fango e macerie e
riprofilato l'alveo lasciato dalle acque torrenziali. Il banco di roccia in cui insistevano i lavatoi non è più visibile.
Tra le opere pubbliche che hanno invece retto in maniera encomiabile il ponte di san Leonardo, ma non la rete fognante sotto di esso distrutta per 6 chilometri (fonte report comunale). 
L’elenco è lungo e basta tornare alle abitudini di tutti i giorni per scoprire che un valore grandissimo come la rete infrastrutturale non si ricostruisce in un giorno. 
Anche per un ponte provvisorio sulla ex ss580 località sierro delle vigne bisognerà aspettare due mesi dice il sindaco Vito De Palma. 
Al  commissario della provincia Mario Tafaro è stata ravvisata formalmente dal Comune l’urgenza di provvedere con un ponte provvisorio del tipo bailey e di consentire il traffico sulla ex s.s. 580 fin dove è possibile.
Nel frattempo si sta provvedendo a ripristinare con lavori di somma urgenza le comunali nei pressi di contrada madonna d’attoli per ovviare alla barriera costituita dal ponte ceduto. 
Ginosa - un tendone completamente abbattuto dalla furia delle acque
Ma anche Laterza e Castellaneta hanno subito danni. 
In particolare a Laterza sono state colpite la viabilità che si diparte dal santuario Mater Domini (con una scampata tragedia per una macchina travolta dalle acque) e a Castellaneta oltre che a Ginosa più intenso è stato il danno alle zone agricole coltivate a tendone. Con la presenza di numerosi tendoni ancora con i frutti pendenti di uva da tavola. In questa zona è praticato il posticipo, cioè la copertura con teli in polietilene  per la raccolta ritardata. Alle difficoltà del mercato si è aggiunta ora in molti casi l’abbattimento completo delle strutture di raccolta.

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