NATUZZI, CAUTO OTTIMISMO DEI SINDACI DE PALMA E LOPANE. I sindacati definiscono storico l'accordo ma c'è chi non ci sta.
Natuzzi, lo stabilimento di Ginosa chiude per effetto dell'accordo del 10 ottobre scorso |
di Nicola NATALE
All’indomani
dell’accordo le reazioni sono di moderato ottimismo.
Certo l’ufficializzazione
della chiusura dello stabilimento di Ginosa è un ulteriore colpo ad una
cittadina già provata dall’alluvione e da un quadro dell’economia già critico
prima del disastro.
Né il sindaco di Ginosa Vito De Palma, né il suo collega di
Laterza Gianfranco Lopane hanno potuto essere presenti alla firma dell’accordo
al tavolo romano poiché impegnati nella prima fese della gestione delle
emergenze legate al disastro naturale.
Ma l’attenzione è alta poiché Natuzzi,
da queste parti, significa due stabilimenti, uno in contrada bandiera a Ginosa
ed uno in contrada madonna delle grazie a Laterza con poco meno di mille
persone che vi lavorano.
De Palma è chiaro nel dire che “non è la soluzione
auspicata, non ci soddisfa totalmente, ne prendiamo atto e ci riserviamo di
approfondire totalmente la vicenda”.
Però non manca di osservare che “un certo
numero di persone continuerà a lavorare e che tutto il resto è una mezza
scommessa”.
Tuttavia conclude se “i sindacati hanno espresso una valutazione
positiva, la mia non può essere differente, rispetto agli approfondimenti avuti
dalle organizzazioni sindacali nelle ristrette”.
Per cui conclude De Palma
posso addirittura esprimere un velato ottimismo perché una buona parte di
lavoratori continuerà a lavorare ma bisognerà, ripeto, comprendere bene i
termini della questione.
Per Gianfranco Lopane invece si può esprimere “moderata
soddisfazione sia pure in clima di complessiva criticità legata ad accordo comunque
che consente finalmente di avviare una fase nuova”. Poi il primo cittadino di
Laterza aggiunge che comunque “la strada è impegnativa e bisognerà garantire a
tutti la possibilità di ricollocarsi, anche agli esuberi che accetteranno la
mobilità incentivata”. Per Laterza, che conserva il suo stabilimento con il
taglio centralizzato, si tratta di "difendere un pezzo di produzione del suo
territorio e consentire che quel know-how, quelle capacità non si disperdano. In
definitiva il salvataggio di queste produzioni è una inversione di tendenza
rispetto al quadro generale di vendita di asset finora strategici per il
sistema paese".
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