RUBINO TUONA DOPO L’ALLAGAMENTO NELL’AREA DEL LATO: "12 MILIONI SPESI INUTILMENTE"


L'area del fiume Lato dopo l'alluvione (vivicastellaneta)
QUOTIDIANO DI PUGLIA 14 OTTOBRE 2013
di Nicola NATALE
L’alluvione del 7 ottobre è stata uno stress test per le infrastrutture del territorio. 
E se molte hanno retto gagliardamente come il ponte di san Leonardo a Ginosa, altre hanno mostrato limiti strutturali. In qualche caso rendendo evidenti errori di progettazione e di realizzazione.
Sul punto è intervenuto con la consueta solerzia Leonardo Rubino mettendo sotto i riflettori i lavori nell’area del fiume Lato in territorio di Castellaneta. 
Leonardo Rubino,
funzionario regionale e
consigliere comunale
d'opposizione
Rubino si chiede se non siano stati 12 milioni di euro buttati, poiché l’intera area (che avrebbe avuto piogge inferiori a quelle del 2003) è completamente allagata, quindi non percorribile.
I lavori nell’area succedutisi attraverso questi anni hanno interessato “l’alveo, gli argini, il costone della strada provinciale 12, l’innalzamento del ponte ed il suo collegamento con la strada provinciale 14”. 
Proprio il 27 settembre scorso è stato dato l’annuncio ufficiale del collaudo statico del ponte sul quale da anni si cimentano non solo le ditte appaltatrici, ma anche le forze politiche. 
Anche qui è spontaneo richiamare le lezioni di chi ritiene che le piane alluvionali si chiamino così non per caso e che eventi come quello del sette ottobre scorso vanno messi in conto. 
Che tentare di imbrigliare e regimentare le acque si può, ma bisogna farlo con realizzazioni e materiali di prim’ordine e poi provvedere ad un’accurata manutenzione. 
Gianni Fabbris,
sindacalista di altragricoltura
Oppure come sosteneva ai tempi dell’alluvione di Marina di Ginosa Gianni Fabbris “bisogna cambiare il rapporto con i fiumi ed i canali, lasciare ampie fasce di rispetto”.  
Le alluvioni servono proprio a delimitare ciò che spetta al fiume. 
Ciò consentirebbe inoltre di limitare lo sfruttamento intensivo del territorio e di risparmiare tanti, ma proprio tanti quattrini, a meno che l’obiettivo non sia proprio farli stanziare per poi spenderli
Che il territorio fosse a rischio lo dicono un giorno sì e l’altro pure i geologi. 
Ma sono anche i fatti a dirlo: con l’alluvione del 2003 che colpì pesantemente Palagiano (due vittime ed un disperso, l’intera cittadina sotto un metro d’acqua) anche Castellaneta ricevette fondi per la messa in sicurezza del territorio. Fondi che hanno dimostrato però in maniera netta di essere stati “inconsistenti ed inefficaci”. Per Rubino è ora che si “proceda a un’accurata verifica circa la reale adeguatezza delle progettazioni, l’efficacia della direzione lavori, l’effettiva esecuzione dei lavori (materiali presenti nell’alveo del fiume, gabbionature lungo gli argini), vigilanza e controlli della stazione appaltante (Comune di Castellaneta) e regolarità dei collaudi”. 
Lo stesso consigliere di opposizione fa notare che “per quanto riguarda l’area del fiume Lato, la progettazione dei lavori è stata curata da tecnici che sono stati per tanti anni (senza alcunché di risolutivo) gli incaricati del Piano Urbanistico Generale, con gravissimi danni per la comunità”. Insomma un comunicato rovente fatto sull’onda dell’inchiesta conoscitiva aperta dallo stesso procuratore generale della Repubblica di Taranto Franco Sebastio già dai primi giorni del post alluvione. 
Per Rubino, funzionario regionale “è il tempo che eventuali negligenze, acquiescenze, correità siano accertate e perseguite; che responsabili (anche di omessa vigilanza) e profittatori siano individuati e chiamati a rispondere in sede civile, penale, amministrativa e contabile”.

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