UN EVENTO EPOCALE, CON 4 VITTIME. La gravina di Ginosa sconvolta dalla furia delle acque, anche i canali laterali scoppiano.


La devastazione nella gravina di Ginosa la mattina dell'8 Ottobre 2013 (ph ginosanews)
QUOTIDIANO DI PUGLIA 9 OTTOBRE 2013
di Nicola NATALE (versione integrale)
Un evento epocale, mai visto almeno negli ultimi cento anni. 
Le piogge abbattutesi in maniera concentrata su Ginosa hanno seminato morte e distruzione. 
Nella mattina di ieri centinaia di persone vagavano attonite nei due punti epicentro del disastro, il canale che raccoglie le acque provenienti dalle colline di contrada Cignano e Palombaro e l’ansa della gravina sotto il ponte di san Leonardo. 
Volontari asportano la fanghiglia 
presso le abitazioni in via Miani.
Dietro l'auto di Rossella Pignalosa (32 anni)
 la prima ad esser ritrovata 
intorno alle 4 del giorno 8 Ottobre 2013
Vigili del fuoco, volontari della protezione civile, polizia municipale e provinciale, carabinieri erano tutti sul posto a presidiare le zone, avviare le ricerche dei dispersi e coordinare i primi interventi.
I volontari della protezione civile locale e quelli giunti da altri comuni, assieme agli abitanti colpiti, erano impegnati a sgomberare i garage invasi dalle acque in via Teresa Miani, alla periferia del paese. 
Le acque provenienti dalle colline soprastanti (con composizione varia, dalle argille al conglomerato) hanno prima per due giorni intriso i terreni, poi, al terzo giorno, hanno contribuito a creare il torrente che si è abbattuto sulle case abitate intorno allo stadio Teresa Miani, alla periferia della cittadina. Quel canale di cui nessuno ricorda il nome ospitava ancora alberi distrutti dagli incendi che hanno interessato tutto il ginosino negli ultimi tempi. 
La rabbia, l’impotenza, la disperazione delle persone colpite è plumbea come il cielo sopra,  mentre continuava per tutto il giorno la ricerca dei dispersi. Ricerca che nel corso della giornata ha poi le sue tragiche conferme. 
Assieme al dolore per le giovani vittime, viene fuori anche la consapevolezza degli enormi danni subiti dal territorio, prima di tutto nelle sue infrastrutture.
Crolla parzialmente il “ponte dei sospiri” anch’esso soprastante la complessa rete idrografica che vede nella gravina di Ginosa, il principale ma non l’unico raccoglitore delle acque meteoriche. 
Sarà una delle principali emergenze per il settore tecnico della provincia di Taranto, ormai competente sulla ex strada statale 580, arteria di primaria importanza nella viabilità di queste zone poiché collega Ginosa a Marina di Ginosa ed a Taranto. 
Una delle immagini del torrente Lognone tondo nella gravina di Ginosa
Ma è stata proprio la gravina di Ginosa, da pochi conosciuta come torrente L(a)gnone tondo, a rappresentare insieme la sicurezza per la maggior parte dei ginosini e un grande inganno per chi non ne ha capito appieno la sua funzione. 
La maggior parte dei ginosini era convinta di non dover aver mai problemi con l’acqua grazie alla sua presenza. Tutti conoscono l’impetuoso torrente che scivola via senza far danni nell’alveo della gravina, osservandolo con sicurezza dall’alto. 
Ma non tutta la cittadina si è formata in zone alte e i nubifragi coincisi con i giorni delle feste patronali (5-6-7 ottobre) sono stati qualcosa di diverso, di non immaginabile e di ancor più difficile prevenzione. Lo si capisce in maniera netta osservando la gravina dal ponte di san Leonardo che ha retto in maniera impeccabile alla devastante potenza dell’acqua. 
Una fiumana inarrestabile alta quasi cinque metri, quanto le arcate del ponte saggiamente disposte seguendo il profilo dell’alveo. Fiumana che non solo ha ammassato su una della arcate una catasta enorme di alberi divelti, anch’essi vittime di incendi avvenuti a monte, ma ha anche completamento cancellato le vecchie case costruite in prossimità dell’alveo ed ormai disabitate. Spiccano le pareti bianche e la porta affacciata sul nulla.  
La Gravina di Ginosa nella parte in cui si allunga verso nord, sotto il ponte di san Leonardo
Sotto, la devastazione di un deposito di camion e ruspe ricavato su ansa della gravina, su cui si aggirano attoniti i proprietari, non sapendo da che parte iniziare a rimuovere le macerie.
Anche il ristorante “le sete”, pregevole recupero di una vecchia abitazione con grotta sottostante, compimento di quella valorizzazione della gravina inseguita da anni ha subito danni. 
L’onda anomala,  la “mbost” come la chiamano gli anziani si è spinta fin lì, ma i proprietari non domi sono già lì ad eliminare i segni che rimarranno indelebili per Ginosa quanto quelli dell’alluvione di Marina di Ginosa, il primo marzo del 2011. 
In un assurdo gioco di similitudini e diversità, colpisce come la forza della natura abbia stravolto la geografia fisica di alcuni luoghi, cancellando completamente alcune anse della gravina, portando a nudo banchi di roccia dura che ospitavano tombe forse medievali ed abbia invece salvato per intero la popolazione di Marina di Ginosa e preso invece le giovani vite di Rossella Pignalosa di Ginosa e di Giuseppe Bianculli, detto Pino da Montescaglioso*.
Devastazione anche in via Montecappuccio
ai piedi del ponte di san leonardo
La rassegnazione è stampata sul volto di Raffaele Sangiorgio, proprietario di una cantina che sorgeva proprio sotto al ponte di san Leonardo, cantina appartenuta già a suo nonno, vecchia di almeno cento anni, che mai era stata interessata da una goccia d’acqua.
La cantina, con il vino che proprio nei giorni scorsi aveva depositato, non c’è più. Al suo posto, poco sopra, gli alberi di un orto privato perché da sempre tutti i bordi della gravina sono stati intensamente coltivati, in un rapporto con il territorio audace, ma sempre rispettoso. Ma questi che sono i luoghi della memoria, di valore storico, paesaggistico, architettonico incommensurabile non solo i soli ad aver subito l’attacco violento delle piogge che ancora ieri alle 19 sferzavano violentemente la cittadina a 53 chilometri da Taranto, ai confini con la Basilicata. Oltre alla zona nuova (crollato un terrapieno al di sopra del palazzetto dello sport) anche via Matera ha subito i suoi danni. Cosa che ha sorpreso tutti trovandosi il quartiere orti in quota molto più alta rispetto al paese, ma non più alta delle acque che come in una versione moderna del diluvio universale hanno continuato a venir giù. Quasi senza lampi e tuoni, ma con un crescendo rossiniano, in cui il fato ha preso due giovani vite**. La natura si è ripresa violentemente e con gli interessi quanto aveva contribuito a creare, ricordando all’uomo che gli avvisi sulla tropicalizzazione delle aree temperate e la mancata cura del territorio conseguente all'abbandono di un certo tipo di agricoltura, non sono esattamente opera di visionari pessimisti.
*(n.d.r. nel corso della giornata si saprà con certezza  che ci sono altri due dispersi, Gianni Bari (35)  e Chiara Moramarco (25) poi ritrovati purtroppo senza vita mercoledì 9 ottobre).
** (nd.r. tragicamente aggiornatesi a 4 oggi 10 ottobre con il ritrovamento di Pino Bianculli).

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