ALLUVIONE DEL 1° MARZO A MARINA DI GINOSA, GLI ARTICOLI APPARSI SUL "QUOTIDIANO"

Marina di Ginosa   Alluvione del 1° Marzo Case Coop. San Giuseppe
Lunedì 7 Marzo alle 11:00 la conferenza stampa che sarà seguita e descritta nel "Quotidiano" di domani 8 Marzo
MARINA DI GINOSA : AL SOLITO MANCANO UOMINI E MEZZI PER PULIRE IL FANGO


Mancano fondi certi ed è probabile che si crei un nuovo buco finanziario per il Comune di Ginosa.

di Nicola Natale (Sintesi dell'articolo apparso sul Quotidiano di Domenica 6 Marzo)
Il C.O.C. Centro Operativo Comunale presso Piazza San Pio
MARINA DI GINOSA - Case, scantinati ed aziende invase da un giorno e mezzo di pioggia ininterrotta, dai milioni di metri cubi  dalla Diga di San Giuliano e infine dalla rottura dell’argine del Bradano.
Tutta questa acqua  si è riversata sulla cittadina che dormiva, i primi abitanti sono stati svegliati intorno alle 3 di notte. 5 giorni dopo alle 15 il numero 30 di Piazza Marconi, sede del Municipio a Ginosa è chiuso mentre invece è allestito e aperto il Centro Operativo Comunale presso la Scuola "Boschetti - Alberti" in Piazza Padre Pio a Marina di Ginosa (TA).
Lì troviamo l’assessore ai Lavori Pubblici Vincenzo Di Canio che si lamenta angosciato: “Mancano uomini e mezzi che puliscano il fango. Mancano tante altre idrovore. Ci sono almeno 300-350 abitazioni piene di fango.  La Regione non ha ancora deliberato lo stato di calamità naturale ed è il Sindaco che sta firmando gli ordini di servizio. Il danno procurato dall’alluvione rischia di essere pagato dalla sola comunità ginosina. Mentre invece qui siamo di fronte ad una vera emergenza sovra regionale.” “Ci vorrebbero degli esperti che non abbiamo, è inutile vantare competenze che non sono proprie. Qui servono uomini abituati a gestire queste emergenze mentre invece è tutto frutto di improvvisazione e buona volontà. Inoltre la gente dichiara di non avere soldi per provvedere nemmeno alla rimozione delle proprie macchine. In Via Marinella, la via che si diparte dallo storico ex locale Blue Moon per andare al Torre Serena, il megavillaggio turistico di Marina di Ginosa, abbiamo dovuto provvedere in proprio. Stessa cosa per la massa di arredi e suppellettili che la gente inizia a tirare fuori dalle proprie case”.
Sono scene apocalittiche come di guerra, la gente infangata con stivali continua nel lavoro immane di dare una parvenza di normalità alla propria vita che spesso ha in una sola casa il proprio nido sicuro. Ma nemmeno le tante strutture ed uffici del territorio, protezione civile compresa, hanno dato l’allarme in tempo. Il dito si tende verso la Protezione Civile della Basilicata e della Puglia, le autorità di gestione della Diga, le Autorità di Bacino che non si sarebbero coordinate non diramando l’allarme o facendolo in ritardo verso i colleghi pugliesi. Non in tempo almeno, per evitare alla gente di farsi sorprendere in piena notte con l’acqua in casa. I geologi sanno bene che in base ai dati pluviometrici è possibile calcolare l’ondata di piena che si forma, come è stato con il Tevere a Roma e quindi allertare la popolazione. Nulla di tutto questo pare accaduto poiché M. S. di Via Ancona testimonia: “I vicini ci hanno svegliato alle 6 per dire di porci in salvo. La nostra auto e noi. Altrimenti i danni sarebbero stati ancora maggiori poiché nella nostra zona siamo andati oltre il metro e mezzo. Ho crepe nella casa, abbiamo chiamato un geometra e ci ha detto di stare tranquilli, ma questi danni dovremo piangerli noi, per fortuna abbiamo una pompa nostra sempre attiva poiché i lavori di costruzione della fogna bianca hanno molto peggiorato la nostra situazione. Indicammo agli operai il punto preciso il cui l’acqua si raccoglieva ma si attennero alle rigide disposizioni dell’ingegnere e questa è stata l’innovazione. Siamo distrutti poiché questa casa è il frutto dei nostri sacrifici di una vita, non voglio andare via”. Insomma il tema della tempestività degli allarmi e della loro comunicazione a tutti i residenti di Marina di Ginosa è fortemente sentito, la gente è adirata, poiché mentre la Protezione Civile locale dichiara che tutto ha funzionato alla meraviglia, il mancato allarme provoca accuse feroci. Il quadro della distruzione portata dall’acqua presenta la più atroce e severa delle smentite, la Polizia, i Carabinieri sono in strada anche per sedare gli animi troppo abbattuti ancora da una catastrofe che pare incredibile nella città eletta a luogo di svago e di vacanze.
La hall del Villaggio Turistico
Torre Serena a Marina di Ginosa
Le idrovore del Galaso –ci raccontano ancora - avrebbero funzionato subito se non fossero state messe fuori uso proprio dall’ondata di piena e solo quando questa è stata assorbita dai terreni circostanti e dal mare si è potuto rimetterle in funzione. Ma sono ancora poche. In questo momento sono in funzione 7-8 idrovore della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco, i 250 operai cassintegrati della Miroglio  si sono coordinati per fornire il loro aiuto così come gli scout locali e naturalmente tutto il sistema della Protezione Civile, da Palagiano a Squinzano. I Tg nazionali hanno parlato solo sabato 5 e domenica 6 Marzo dell’alluvione. Per fortuna non  ci sono vittime o feriti gravi ma i danni sono immensi, e colpiscono soprattutto i più svantaggiati, come i coltivatori, già messi a dura prova dai prezzi da fame concessi ai loro prodotti, pur indispensabili.  Di qui l’appello dell’assessore Vincenzo di Canio alla Regione Puglia e alla Provincia di Taranto. “Il coordinamento, il C.O.C. lo sta gestendo l’Amministrazione. Questo va bene poiché siamo la prima Autorità sul territorio ma di fronte ad eventi così grandi sono loro che devono prendere il comando e soprattutto fornirci i mezzi economici per gestire l’emergenza. Stiamo facendo ordini di servizio, buoni, ma quei 55 milioni di metri cubi d’acqua di martedì notte non sono una diretta competenza del Comune. Anche se 15 uomini dell’Agenzia Regionale delle Foreste, i militari ci stanno dando una mano enorme per spostare i rifiuti, poiché la locale azienda appaltatrice del servizio non ce la fa”. Intanto la pioggia un tempo benedetta viene ora vista come minaccia.

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